Triora, il lato oscuro della storia
«Il borgo sulle montagne liguri è uno dei punti del pianeta in cui si rompe la maglia rassicurante della cultura illuministica e le tenebre emergono allo scoperto».
— Quirino Principe
Le parole dello studioso riassumono perfettamente quanto i processi per stregoneria avvenuti a Triora nel XVI secolo abbiano segnato indelebilmente la storia del borgo.
Tra il 1587 e il 1589, l’Inquisizione abbatté la sua scure su Triora: decine di donne del luogo, di ogni età e ceto sociale, furono accusate dei crimini più atroci — dall’uccisione di neonati alla diffusione di carestie — poi torturate e giustiziate.
Molte di queste donne erano esperte di erbe, medicamenti e rimedi naturali, ma la loro sapienza fu fraintesa, temuta e demonizzata. Il modello di persecuzione adottato a Triora fece scuola in tutta Europa, alimentando un clima di terrore e superstizione.
Palazzo Stella e il MES
Le vicende di quegli anni bui si possono ripercorrere a Palazzo Stella (XIV secolo), centro del potere locale e luogo simbolo della caccia alle streghe. Qui soggiornò il commissario genovese Giulio Scribani, giunto a Triora l’8 giugno 1588, che guidò la sanguinosa repressione culminata nel coinvolgimento di donne come Isotta Stella, nobile del luogo, torturata fino alla morte proprio nelle stanze del palazzo.
Oggi, alcune di quelle stanze ospitano il MES – Museo Etnostorico della Stregoneria, sezione del Museo Civico e Diffuso di Triora. Il MES documenta la cultura e la vita delle vittime di queste persecuzioni attraverso reperti storici ed etnografici, tracciando un identikit culturale tra Medioevo ed età moderna.
Luoghi della memoria
Altri luoghi legati alla memoria di quei fatti sono:
- La Cabotina, un fienile fuori dalle mura, ritenuto il luogo di ritrovo delle fattucchiere.
- Palazzo Borelli, appartenente all’omonima famiglia nobiliare, dove visse Franchetta Borelli, giovane che resistette a lungo alla tortura, riuscendo persino a interagire con i suoi carnefici.
- Il Museo Etnografico e della Stregoneria di Corso Italia, che accoglie una raccolta di oggetti e strumenti della vita contadina, insieme alla riproduzione di una cucina e una cantina tradizionali. Le sale sotterranee, infine, ricostruiscono in modo immersivo le scene degli interrogatori.